Nel 2006 io e il mio amico Cristian partimmo per la Germania. A vedere i mondiali. In verità non avevamo biglietti. Volevamo partecipare alla festa.
Arrivammo a Berlino. E ci accolse subito una città in preda all’euforia. Dove ogni comunità nazionale festeggiava. Ucraini, portoghesi, italiani, argentini. Un miscuglio di colori e culture. Ed ogni sera c’erano i caroselli di una nazione diversa.
E poi tutti alla “fan zone” a mangiare wurstel e a bere birra. Che scorreva a fiumi. Tanto che era difficile girare la città senza vagabondare in modo insensato. Anche perché avevo ancora una guida del 1985 de “Il Gabbiano” in cui c’era ancora il muro a dividere la città.
Poi arrivò la partita dell’Italia. Ad Amburgo. Ci trasferimmo in treno. Aggirandoci per la città notammo subito movimenti strani. Donne che passeggiavano furtive sui marciapiedi. Pieno. Interi quartieri dominati da passeggiatrici. Scoprimmo che era una delle città a più alto tasso di prostituzione in Europa.
Infatti verso sera si cominciava a vedere lo sciamare degli italiani alla ricerca di sesso mercenario. Affollare locali e poi muoversi vocianti vero ST. Pauli, il quartiere a luci rosse. A fare i maschi latini in vacanza. Pagando.
La mattina ci muovemmo alla ricerca di biglietti. Introvabili. Tranne per qualche bagarino con accento nostrano che li vendeva a costi esorbitanti. Mi sarei potuto rinnovare il soggiorno a casa con quei soldi. Trovammo anche Donatella Scarnati a cui li chiedemmo. Non ci degnò di risposta.
Allora ci dirigemmo verso la “fan zone”. Dove incontrammo due ragazzi di Genova con cui pranzammo. Carne argentina e vino rosso. Tosto. Molto tosto. Così caracollando ci dirigemmo al maxischermo per Italia-Repubblica Ceca intonando cori della tradizione. Si spaziava da Azzurro a Toto Cutugno.
C’era anche il tg1 che intervistava. Io solitamente sarei scappato ma l’ubriachezza mi rallentò i riflessi. E dovetti rispondere in maniera meccanica alle domande del giornalista. Sperando che in Italia non sarebbe mai arrivato.
I tedeschi, molti con la maglia dell’Italia, parteggiavano per noi. Finché uno di questi nuovi nostri amici non ebbe l’ardore, preso da ubriachezza molesta, di prendere a male parole Beckenbauer, comparso sulllo schermo. In modo del tutto immotivato. Scatenando la rabbia dei tedeschi che da quel momento tifarono per gli altri.
La partita andò bene. 2-0. Esultammo guardandoci bene attorno. Sperando che i tedeschi non volessero picchiarci. E alla fine della partita, tirammo fuori un pallone e partì un mischione esagerato. Un tutti-contro-tutti interrazziale. Con un australiano, poco avvezzo al gioco del calcio, che prendeva la palla e cercava il contatto fisico per poi calciare in touche.
Alla fine della serata ci calò un mal di testa da svenimento. Così Cristian andò in cerca di un Oki e io custodii gelosamente il pallone.