Finale di ritorno di Coppa Uefa 1988/1989
Stoccarda 17 maggio 1989
Risultato finale 3-3 (Andata 1-2)
La Coppa Uefa. Quella di una volta. Con squadre fortissime. Con l’eliminazione diretta. Con la finale ancora andata e ritorno. Seconda per prestigio alla Coppa dei Campioni. Forse prima in quanto a difficoltà.
Il Napoli non ha mai disputato una finale europea. La prima volta che vive l’emozione di una notte trepidante. Disancorando i suoi piedi dal suo golfo per conquistare il centro dell’Europa. Come per tutto il secolo hanno fatto i figli migranti di questa città.
Tutto ciò avviene a Stoccarda. Dopo una travagliata partita di andata finita 2- 1 per i partenopei. E dopo un cammino europeo palpitante. Con una rimonta storica ai quarti con la Juventus e una gloriosa vittoria col Bayern.
E adesso è qui con la squadra più forte della sua storia. Con il talento concentrato nel suo tridente. Maradona, Careca e Carnevale. A giocare di estro, fantasia e praticità.
E a coprirli i faticatori della mediana. Uomini fatti di cuore e polmoni. De Napoli e Alemao. Che permettono al genio di esprimersi coprendo le falle.
E poi una difesa frutto di esperienza e belle speranze. Renica e Ferrara.
Tanta è la voglia. Tanta è la fame. Così mentre i tedeschi architettano la rimonta, Alemao sgroppa a centrocampo con la sua ampia falcata. Come fosse un cavallo imbizzarrito. Al limite dell’area duetta con Careca. Un 1-2 a tagliare la difesa che porta Alemao davanti a portiere. Il brasiliano segna.
I tedeschi, che per costituzione non mollano mai, trovano subito il pareggio con un atletico colpo di testa del giovane Klinsmann.
Davanti però compare il genio. Che dimostra che l’estro non è nei piedi. Ma nel cervello. Capace di vedere e prevedere. Così su una palla spiovente, il basso Diego usa la testa per premiare l’inserimento improvviso di Ciro Ferrara. Il giovane figlio di Napoli sfoga tutta la sua esuberanza in un tiro a volo di collo pieno. Ed è 1-2. Alla fine del primo tempo.
Il sigillo al 62’. In un contropiede in pieno stile “Ottavio Bianchi”. Con Maradona involato solitario verso la porta. La sua mole e la velocità del difensore tedesco lo portano a traccheggiare. Attendendo l’arrivo di rinforzi nella persona di Careca. Finta a rientrare e assist perfetto per il brasiliano che, con uno dei suoi proverbiali scavetti, insacca.
La partita è finita. Lo Stoccarda per indole continua a premere. Come nella secolare mentalità teutonica. E conquista fino alla fine un pareggio simbolico. 3-3.
Il Napoli alza una coppa europea. Come non le era mai capitato. Come non le è più capitato. E l’enorme coppa viene custodita dal giocatore più forte del mondo. Quasi fosse il più prezioso dei figli. E guardando il giovane Ciro Ferrara in lacrime dice: “ Lui la merita più di tutti”. Come fosse un regalo alla città.