C’è stato un tempo in cui i giocatori travalicavano il piccolo recinto dello star system e partecipavano attivamente alla politica, influenzando la scena culturale.
Il Dottore, così detto perché laureato in medicina, rappresenta anni e un contesto di cui è difficile trovar traccia di questi tempi.
All’inizio degli anni 80 promuove la DEMOCRAZIA CORINTHIANA, in cui viene rifiutata l’autorità dell’allenatore e i giocatori si autogestiscono. Un gesto forte in anni di dittatura militare tanto da diventare simbolo dell’opposizione al regime.
Sul campo si segnala per le movenze felpate. Sornione nel suo incidere, gioca più con la testa che con le gambe e spesso si fa trovare in zona gol. Uno spartito di bossanova eseguito sul manto verde.
Protagonista del Brasile più bello della storia, in cui non si giocava ma si danzava sulle note di Zico, Eder, Falcao e del Dottore.
Perciò è grande l’attesa della tifoseria della Fiorentina quando sbarca in Italia nel 1985. Ma Socrates non era fatto per il “sistema produttivo” del calcio italiano zeppo di regole ed esasperazione tattica.
Lui odiava le imposizioni cameratesche dei ritiri e amava bere e fumare perché oltre al calcio c’è un mondo fuori. E in campo non voleva assecondare i ritmi industriali di un gioco in cui non si riconosceva. E così, per la più classica delle saudade, torna dopo solo un anno in Brasile.
Muore il 4 dicembre 2011 mentre il suo Corinthians vince il Brasilerao e la sua tomba diviene luogo di pellegrinaggio, con i tifosi che lo salutano col pugno alzato. Calcio Graffiti
Record: 25 presenze in serie A 6 gol