Un popolo. Una nazione. Che entra allo stadio e si vede riflessa in una squadra. Dalle strisce bianche e rosse. Dal nome inglese a ricordare la sua origine britannica. Athletic Bilbao.
Dalla sua costruzione. 1913. Poi più volte rimaneggiato. Con quell’iconico arco ad incoronare la tribuna. Un catino ribollente nelle notti europee. Con quel boato che ti inseguiva per tutta la partita.
Un rito laico per i suoi tifosi. Quasi una celebrazione religiosa. Tanto che tutti qui la chiamano LA CATEDRAL. Come nell’adorazione di nuovi dei pagani.
Perché questo popolo celebra il suo orgoglio qui. Con una squadra fiera delle sue origini. Tanto che qui possono giocare solo i baschi. O chi basco lo diventa con la trafila nella cantera. Scelta difficile nel calcio globale di oggi. Ma scelta d’identità.
Perché l’Athletic è il vanto di una nazione. Con la sua lingua e la sua cultura millenaria. Che nel calcio vede rappresentata se stessa.
Adesso la vecchia Catedral non esiste più. C’è il nuovo San Mamès. Più moderno, più funzionale. Quasi avveniristico. Costruito a fianco del vecchio. A designarne l’eredità. Anche se un po’ della vecchia magia si è dissolta.
Ma rimane quello spirito che aleggia.
Quello di un popolo che celebra il suo orgoglio.
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