Capita che stiano trascorrendo gli ultimi minuti. E la tua squadra sia in svantaggio. E attacca disperata alla ricerca di quel gol maledetto. Ma la palla si frange sempre sulla difesa. Su quella barriera fatta di uomini e piedi. E cominci a pensare che la partita sia stregata.
Tu, portiere, osservi tutto dalla tua porta. Lontano dal centro dell’azione. Cercando di capire cosa accada. Con la palla nascosta tra una selva di gambe e muscoli. E ti ritrovi solo perché anche l’ultimo dei difensori è salito per assediare la porta avversaria.
Quando, tra mille rimpalli e contrasti, capita l’occasione. Un calcio d’angolo o una punizione laterale. Allora senti che quello è il giorno del destino. E chiedi al mister se puoi andare anche tu lì. Nell’aria avversaria.
E quando ti ritrovi lì ti senti un po’ spaesato. Come in territorio alieno. Perché non hai mai osservato il campo da quel punto di vista. E poi la tua porta è incustodita. E percepisci il senso di colpa di chi non difende ciò che c’è di più sacro.
Ora sei nella mischia e il pallone arriva in area. E si dirige proprio verso di te. Che col fiato corto dello stupore colpisci la palla. Di testa. E finisce in rete. Lasciando tutti basiti. Ed eccitati per aver visto l’impensabile.
Così strano che non sai neanche come esultare. Perché non era scritto nel tuo destino.
Taibi e Rampulla hanno realizzato l’impossibile. Segnare un gol su azione. Il primo Rampulla con la Cremonese. In Atalanta Cremonese del 1992. Il secondo Taibi in Reggina Udinese del 2001.
Portieri affidabili di lunga militanza che hanno avuto il loro giorno da eroi. Conquistando le prime pagine dei giornali e i titoli dei tg. Come sempre accade quando viene sovvertita la logica.
Sono poi tornati al loro ruolo di estremi difensori. Con la stessa cura e la stessa dedizione.
Ricordando quel giorno di gloria in cui furono portieri-goleador.