Non c’è ragazzino che, in un campetto pietroso nell’85, non si sia sentito un po’ Mark Hateley, saltando per colpirla di testa in elevazione.
Perché, cascasse il mondo, Hateley quella palla la doveva colpire, anche arrampicandosi sui difensori.
Arrivato al Milan nell’estate dell’84 diventò subito l’idolo di una tifoseria che lo ribattezzò Attila. Sarà per il carattere volitivo o quella zazzera da barbaro unno che ti dava tanto di combattività britannica.
Look da punk londinese, il britannico non mollava mai un pallone compensando con la sua mascella volitia una tecnica non irreprensibile.
E poi c’è il gol nel derby del 28 ottobre 1984, lui che , casualità di un destino baro, a Derby è nato.
Cross dalla destra di Virdis e Attila, con la voracità e il desiderio di chi accampa la proprietà della palla, si eleva facendo perno su uno spaesato Collovati e con una torsione decisa del capo (quella dei centravanti di una volta) la insacca di fronte ad un contrariato Zenga. Un colpo di testa a sfondare la porta. Ché i palloni una volta erano pesanti e non bastava appoggiarla.
Il suo rendimento nel Milan fu altalenante. Con le prime due stagioni discrete. Ma rimarrà sempre nell’immaginario la potenza leggiadra del suo stacco. Calcio Graffiti
Record: 67 presenze in serie A 17 gol
P.S. Si narra che abbia proseguito la carriera dividendosi tra Francia, Scozia e Inghilterra vincendo campionati e regalando elevazioni ad altezza di gabbiano