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MANCHESTER UNITED-BAYERN MONACO 2-1 FINALE CHAMPIONS LEAGUE 1998-1999

MANCHESTER UNITED-BAYERN MONACO 2-1 FINALE CHAMPIONS LEAGUE 1998-1999

Quando sei ad un passo dal traguardo. E pensi alla coppa da alzare. Alle esultanze da esibire. Alle dediche da fare. Perché ti manca solo un piccolo sforzo. Una minima resistenza. E poi sarà la festa.

I muscoli si rilasseranno. Quasi sciogliendosi dopo l’eccessiva tensione. E ti farai quel grosso boccale di birra che desideri da tempo.

Ma dall’altra parte c’è chi è stato educato al sacrificio e alla lotta. Perché la partita non è mai finita finché l’arbitro non fischia tre volte. E allora giù a spingere. Ché sono 31 anni che la coppa non tocca il suolo di Manchester. Lo sconforto arriverà dopo. Ma adesso è il momento di raccogliere le forze. Di mettere dentro grinta e determinazione.

Come esistesse solo il momento. Non più passato o futuro. Ma solo il presente nella sua immediatezza. Solo occhi da tenere sul prato e gambe da lanciare nella corsa. Senza pensare al prima e al dopo. Quello verrà poi.

E allora Ferguson inserisce due attaccanti: Sheringham e Solskjaer. Ché più si è lì in area e più si può sperare. Una spizzata, un errore di un difensore, una mischia fortuita. Ma nel frattempo il Bayern rischia di segnare. Ma la palla si ferma sempre prima della rete. Un palo e una traversa. Il sottile limite tra la gloria e la disfatta.

Arrivano i minuti di recupero. Tre per l’esattezza.

Tutti nell’area tedesca. Pregando più che ragionando. Nell’attesa che le traiettorie non siano sporcate. Che si liberi lo spazio davanti ad un calciatore.

E proprio su un tiro sporco, Sheringham pareggia. Ma non è sufficiente. Ché ormai il terrore deforma i visi e i corpi dei tedeschi. Con le gambe che ormai tremano. E il cervello che gira a vuoto.

E così, un minuto dopo, su una spizzata, Solskjaer segna. Un’altra mischia. Un altro gol sporco.

Due gol dei subentrati. Scelti da chi sa leggere la partita o da un destino che ha voluto divertirsi con i sentimenti degli uomini.

La coppa prende la strada dell’Inghilterra. Mentre in campo rimane chi si batte il petto. Chi non riesce neanche a piangere dal dolore. Ché le lacrime si annodano in gola. E chi non riesce più ad alzarsi. Sperando che il tempo possa tornare indietro.

Perché il dolore è ancor più grande quando perdi qualcosa che ormai credevi tua. Calcio Graffiti