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LE TV LOCALI

LE TV LOCALI

C’è stato un momento in cui la tv ha preso il dominio della casa. Una presenza pervasiva. Accesa a pranzo. Accesa mentre si facevano i compiti. Accesa quando la massaia stirava. Accesa per riuscire a dormire. Ché senza il suo rassicurante sottofondo non si prendeva sonno.

E la radio lì a soffrire. Lei che una volta era la colonna sonora delle giornate. Ché dettava i tempi del nostro agire quotidiano.

Resisteva solo l’oasi delle partite. Le dirette esclusive con “Tutto il calcio minuto per minuto”. A descrivere narrazioni alimentate dalla fantasia. Ma già allora qualcuno preferiva seguire le scritte in sovraimpressione che comparivano durante “Domenica In”. Perché la forza del visivo aveva già annichilito il tono evocativo dei radiocronisti.

E poi all’improvviso sono comparse le tv locali a descrivere la domenica calcistica. A spodestare dal trono le voci storiche della pedata. Ad improvvisare tribune politiche. A discernere in diretta su errori arbitrali e allenatori incapaci da cacciare. Alla ricerca della polemica disperata.

Con i giornalisti tifosi che perdevano la terzietà per lanciarsi nell’agone come l’ultimo degli ultras. E poi centinaia di trasmissioni serali che percorrevano lo stivale a improvvisare piccoli processi del lunedì.

Il bar portato in tv. Con esclamazioni di pancia e luoghi comuni sul pallone

LA COLPA è DELL’ALLENATORE.

I GIOCATORI GUADAGNANO TROPPO.

UNA VOLTA L’ATTACCANTE SALTAVA IL PORTIERE.

E la valletta che accompagnava scosciata il conduttore a ricordare che il pallone è roba da maschi. Ché nel frattempo la donna si era fatta la seconda televisione e poteva vedere i suoi programmi da un’altra parte. E così si poteva ascoltare il pallone per 7 giorni su 7. Ché il succo di questo gioco è quello che vien dopo la partita. Non la partita stessa.

Magari sognando di arrivare nel tribunale istituzionale. Nel foro di Biscardi. Calcio Graffiti