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L’Arbitro

L'Arbitro

Manca poco alla fine. Giusto qualche secondo. Guardi il cronometro e parti col triplice fischio finale. È finita. Oggi è andato tutto bene. Nessun rigore non dato. Nessun capannello attorno a te. Nessun fuorigioco dubbio.

E così puoi sciogliere la tensione. Stringendo cento mani. E salutando tutti quelli che ti guardano con rispetto.

Perché, quando entri in campo, le gambe ti tremano. E il cuore ti batte. Ma dovrai apparire deciso e autorevole. Fingere serenità.

E dovrai essere perentorio quando fischierai un calcio di rigore. Sperando di aver visto bene. Di aver fatto la cosa giusta. Pensando al pubblico che ti guarda. Minaccioso. E così ti muoverai con distacco. Manteneendo la tempra di un giudice imparziale. Non mostrando emozioni. Anche se dentro starai avvampando.

E mentre tutti saranno attorno a te, la tua mente tornerà a quando da ragazzo scegliesti questa vita. A quando i tuoi compagni di classe volevano fare gli attaccanti. E tu invece volevi stare al centro del campo. A guidare tutti. A dirigere. Ad importi col tuo fischio. A decretare talvolta le sorti di una partita. Decidendo in 5 secondi quello che in tv dibattono per ore.

E poi sui campi di periferia. Tra i ragazzi e nelle serie minori. Con minacce dalla tribuna e genitori urlanti. E tu a mostrarti sempre impassibile. Sempre al di sopra delle parti. Ma con la voglia dentro di urlare al mondo. Per la rabbia.

Così tornerai a  quel rigore. E al pubblico che ti starà fischiando contro. Gridandoti cornuto. E penserai MA CHI ME LO HA FATTO FARE. E non saprai rispondere a questa domanda. Perché sei nato per far quello.

Nato per essere arbitro.

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