Il 22 ottobre del 1967 il giovane Carlo Sassi sta montando le immagini del Derby della Madonnina. Il Milan ha trovato il pareggio con Rivera. Un gol dubbio. La palla batte sulla traversa e rimbalza nei pressi della linea di porta. L’arbitro assegna il gol.
Il giornalista passa e ripassa le immagini al rallenty. Alla ricerca di un particolare che possa fornire una sentenza. Finché non vede una piccola fumata bianca data dal gesso della linea. La palla ha colpito la riga. Non era gol. La moviola di quell’azione verrà proposta in trasmissione.
Nasce così la moviola nel calcio.
Da allora diventa un capitolo irrinunciabile di ogni trasmissione calcistica. Una sentenza che smentisce il campo. Attesa da tutti i tifosi per rivendicare una vittoria morale. Una rivalsa rispetto alle ingiustizie della domenica pomeriggio. Vivisezionando la realtà e riducendola all’innaturalità del rallentatore.
Con gli arbitri che vengono posti sullo scranno degli imputati. E talvolta sul patibolo.
Comincia la storica Domenica Sportiva che per anni rappresenta la Cassazione calcistica. Inappellabile come una sentenza di condanna in ultimo grado.
Col nascere delle reti private la moviola si divide in mille rivoli. Dalle reti locali sempre alla ricerca di polemiche a quelle berlusconiane. Con la mitica moviola di Pistocchi e Vianello. Che si trasforma spesso in macchietta comica.
O diventa iperbolica con la Supermoviola di Biscardi. Dove i commentatori entrano in campo nella ricostruzione grafica. Alimentando una crociata anti-arbitrale.
Adesso la moviola è passata dagli studi televisivi allo stadio. La var è finalmente entrata sui campi fornendo asssitenza tecnologica agli arbitri. Soluzione indispensabile in un calcio ormai troppo veloce per fermarsi alla discrezionalità dell’occhio umano.
Ma nonostante questo, il tasso di litigiosità non sembra quietarsi. Testimonianza che il calcio non è uno sport ma la rappresentazione di un popolo.
Con un’unica inossidabile certezza che accomuna tutti: L’ARBITRO È CORNUTO.