Sei nella tua metà campo e la porta avversaria è un puntino lontano. Ci vorranno almeno 10 secondi di corsa forsennata per raggiungerla. Ma adesso la palla ce l’hanno gli altri e a te tocca coprire. Ma poi, quando qualcuno la recupererà, dovrai scattare per proporti.
Ti è stata affidata la fascia. Il tuo campo si riduce ad una corsia. Su e giù su quella corsia. Avanti e dietro. In quel limitato punto di vista. Tanto che il tuo gemello sull’altra fascia ti sembra un compagno che non vedi ormai da tempo. Così vicino ma così lontano.
Sei nato per correre tu. Per liberare su quella porzione di campo la tua voglia di mangiare l’erba. Come fosse il tuo pasto quotidiano. Come ti servisse per vivere. E anche quando i polmoni si ribellano e tu cominci a sfiatare, raccogli quelle residue energie che ti nascono dalla voglia. Ché il fisico ormai è privo di qualsiasi forza.
Hai buoni piedi tu. Ti piace fintare il cross per rientrare improvvisamente. Ti piace vedere il difensore che salta per opporsi ad un tuo tiro e beffarlo con un’improvvisa scodata. La finta a “scherzare” l’avversario. La fantasia in un fazzoletto di campo.
Ma poi, quando l’attacco si esaurisce, devi riporre nel tuo cassetto la creatività e fiondarti indietro. A difendere. Scappare ad alzare le barriere come in un assedio medievale.