Se vi aggirate per le strade de La Boca, vi imbatterete nelle sue case colorate e nelle sue vie strette. Quartiere popolare di forte impronta italiana. È qui che risiedevano i migranti italiani, per lo più genovesi che tentavano la fortuna in America, seguendo un sogno che combattesse la propria atavica povertà.
E in questo girovagare confuso all’improvviso vi troverete di fronte ad una costruzione che si staglia sule case del quartiere: La Bombonera.
A dir la verità si chiama Stadio Alberto José Armando ma per tutti è La Bombonera, come quella scatola di cioccolatini a cui il suo costruttore la paragonò.
Come fosse il cuore del quartiere, ne rappresenta le viscere profonde. E come un cuore pulsante si muove ritmicamente quando in campo scendono gli Xeneizes (genovesi) a ricordo dei fondatori italiani del Boca Juniors. E quando ci entri in quello stadio lo vedi quel cuore, con quel suo ondeggiare violento. Così forte che trema improvviso ad un gol del Boca che quasi pensi debba crollare.
Qui si è vista la classe fresca e giovanile di Maradona, la leggerezza del tocco di Riquelme, la furia guerriera di Tevez. Ma non sono gli attori a fare la commedia, ma il teatro a dominare su tutto. Il teatro con il suo popolo che sembra inghiottire il campo con la voracità di un leone che ruggisce.
E quando Il Boca segna, l’onda si fa impetuosa e scende dalle gradinate perché è lei la protagonista della rappresentazione e vuole occupare il palcoscenico che è suo di diritto.
Urla di passione La Bombonera perché il calcio qui è tradizione, vita, identità.