La competizione che le mancava. Poter star lì in cima al mondo. In una gara unica. In Giappone. Luogo neutrale. A sfidare l’altro polo della galassia calcistica. Quegli argentini che sono tenacia, tecnica e sapienza tattica. Piedi buoni e caratteri grintosi.
La Signora gioca con la storia. Per aggiungere quell’alloro che il suo blasone pretende. Ma di fronte ha una squadra che ha velocità e visione di gioco: sapienza a centrocampo e fantasia in attacco.
Su un campo che è un pantano questa sfida è soprattutto sfida tra due giocatori. Il talento di Borghi e l’eleganza di Roi Michel. A rivaleggiare con improvvise creazioni. A spiazzare difese avversarie pronte all’ovvio. Disarmate di fronte al genio.
Il secondo tempo è un susseguirsi di emozioni quasi geometrico.
Con il vantaggio di Ereros e il pareggio su rigore di Platini.
E poi di nuovo il vantaggio dell’Argentinos con Castro, grazie ad un assist di Borghi che individua un pertugio. Dove tutti gli altri vedevano gambe di difensori.
E poi il pareggio Di Laudrup su assist di Platini. Che apre il piatto e comanda al pallone di raggiungere il danese. Che salta il portiere e mette dentro quasi dalla linea di fondo.
In questo rivaleggiare di emozioni forti due gol annullati. Il non-gol più bello della storia del calcio. Platini che salta con sombrero un’intera difesa e incrocia a volo. Visionarietà e tecnica. Scorgendo le azioni prima che si manifestino. Un curioso esempio di dominio sul tempo.
E non può che decidersi con una lotteria questo scontro. Perché se a dominare sono le emozioni solo un duello fatale può deciderlo. Con l’ultimo rigore di Platini.