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JURY CHECHI IL SIGNORE DEGLI ANELLI

JURY CHECHI IL SIGNORE DEGLI ANELLI

La mamma, quando nacque, volle chiamarlo Jury. Come Gagarin. Il primo uomo nello spazio. Perché potesse volare anche lui. Sfidando la legge di gravità. Guardando la terra dall’alto.

E così il piccolo uomo cominciò a volare. E a volteggiare. Sorretto solo da due anelli che lo aiutavano nel volo. Con quel fisico che diventava sempre più forgiato. A cui univa la leggerezza.

Alternando momenti di stasi ad evoluzioni. Fermo in orizzontale a mostrare la fierezza dei muscoli. E poi via a liberare il dinamismo librandosi nell’aria. A simboleggiare quiete e movimento. E poi guardare il mondo a testa in giù. Mentre gira vorticosamente.

Però quanta fatica per dominare quella forza che ti spinge giù a terra. Allenamenti lunghi un giorno. E il giorno seguente di nuovo. Ancora. Finché i muscoli non dolgono più.

E quando pensi di essere pronto per essere consacrato all’alloro olimpico, ci si mette la sfortuna. Sotto forma di un infortunio. Rottura del tendine di Achille.

Ma tu hai appreso il valore della fatica. E quel senso del sacrificio che ti ha reso ciò che sei. Un piccolo uomo che domina l’aria con la forza delle sue braccia. E non ti arrendi alla sorte.

Così arriva il 1996. Olimpiade di Atlanta. E quell’oro tanto agognato. A mostrare il pugno dopo la discesa dagli anelli.

Perchè adesso lo sei davvero. Sei il signore degli anelli.