Porti avanti la palla. E la fai scorrere con piccoli colpi di esterno. E nel frattempo ti guardi attorno. Per scorgere il movimento di un compagno. Per adocchiare le mosse dei difensori.
E poi vedi il portiere avanzare. Abbandonare i pali. Lo guardi di sottecchi. Come possedessi un terzo occhio. Nascosto a compagni e avversari.
Allora hai un’idea brillante. Fare il CUCCHIAIO. Scavare la palla e creare una parabola. Farla volare in cielo per poi cadere improvvisa verso il terreno. Schiava della forza di gravità.
Così i pensieri diventano fatti. E affondi gli scarpini nel terreno per alzare il pallone in alto. Tanto da sollevare manciate di erba insieme alla sfera. E la palla si impenna repentina.
Mentre il portiere guarda sbigottito. Con il sentore di essere stato gabbato. Così, disperatamente, tenta di far ritorno tra i pali. Ma la traiettoria ha le caratteristiche della perfidia. E scende improvvisa per finire tra le maglie della rete.