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GORDON BANKS

GORDON BANKS

Era il 7 giugno del 1970. A Guadalajara, Messico. Brasile-Inghilterra. Mondiali 1970. Jairzinho si invola sulla fascia. Con la sua falcata. Che è solo la sua. Sciolta e naturale. Come di chi è nato per correre. Non crossa subito ma salta un uomo. Perché il cross bisogna farlo dalla linea di fondo. E nonostante la velocità, il traversone non pecca di precisione. Anzi, è una parabola che rispetta le regole della fisica. Come un grafico sui libri di matematica. A cercare il suo perfetto punto di caduta. L’uomo che da solo calamita la palla. Perché lui è nato con la palla al piede. E lei lo cerca continuamente. Il suo nome è Pelè. O almeno così lo chiamano. Così arriva sulla sua testa. E lui si predispone a colpirla di fronte piena. Con quel rumore metallico che fa la palla quando la colpisci così. Ma lui è Pelè. E per lui niente è banale e meccanico. Allora anche un colpo di testa è un atto meditato. E quindi pensa prima. E sa che se la schiaccia di testa a terra, il portiere non potrà mai prenderla. Perché la traiettoria non sarà prevedibile.

Il portiere si chiama Gordon Banks. E il cross parte dalla sua sinistra. Così protegge il suo palo. Perché lui sa sempre dove piazzarsi. Sente la porta. Ché innato è il suo senso di posizione. Ma quando la palla va dall’altra parte deve spostarsi. Capire l’evolversi dell’azione. E capire dove posizionarsi. Così la palla arriva al più forte giocatore del mondo. Lui continua a spostarsi per coprire la parte della porta scoperta. Sapendo che Pelè potrebbe inventarsi di tutto. Ma lui ha un rapporto protettivo con la sua porta. Come fa un padre geloso con la sua prima figlia. E allora deve coprire quella breccia. Ma è in ritardo. E mentre Pelè la schiaccia non gli rimane che lanciarsi. Da un palo all’altro. Perché quando la posizione non basta più, interviene il tuffo disperato. Quella natura da giocoliere che ti ricorda quanto era bello da bimbi librarsi in volo alla ricerca del contatto col pallone. Mantenendo la mente fredda. Perché anche quando sei per aria devi mantenere la mente lucida. Così arriva sulla palla e con ciò che gli rimane della sua lucidità la manda sopra la traversa.
La parata del secolo.

Banks è stato portiere essenziale. Maniaco del posizionamento sia sulla linea di porta che in area . Avanzando di qualche metro per anticipare l’azione. Come a preannunciare future evoluzioni del ruolo.
E dando sicurezza alla difesa. Con un’idea di affidabilità che dona chi guarda al suo ruolo con responsabilità. Senza ghirigori da concedere ad un facile pubblico. Ma allo stesso tempo dotato di un’agilità che sfoggiava solo quando la posizione non gli era più congeniale. Quando l’attaccante aveva scorto un pertugio nella sua disposizione perfetta.

Ha vinto un mondiale Banks. L’unico di chi questo gioco l’ha inventato.
Ma da molti sarà ricordato come l’uomo che fermò Pelè. Calcio Graffiti

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