Semifinali Mondiali 1982
Mai dare per morti i tedeschi. Mai. È proprio quando vedi che stanno esalando l’ultimo respiro che devi sferrare il colpo di grazia. Perché altrimenti loro si rialzeranno. Si ricomporranno. E torneranno. Inesorabili. Più forti di prima.
Perché i tedeschi non mollano mai. Anche quando tutto sembra segnato. Quando pensi che sia tutto finito. È proprio lì che vien fuori il carattere teutonico. Quella convinzione quasi matematica per cui il tempo e lo spazio ti concedono sempre una possibilità. Ed è solo la volontà che può coglierla. Una volontà d’acciaio.
Perché questa partita ha i contorni del dramma. Due caratteri contrapposti.
I muscoli torniti dei tedeschi a prevalere di fisico e di volontà . A mettere pressione con la superiorità atletica. Con i Briegel, i Breitner, i Forster e con Rummenigge che osserva pronto dalla panchina. Subentrando nei supplementari.
Contro il gioco alla mano dei francesi. Leggerezza e tocco delicato a centrocampo con i Platini, i Giresse e i Tigana.
Ed è partita dura. Come l’uscita folle di Schumacher su Battiston. Travolto dalla rabbia del portiere. Che quasi in una danza macabra gli palleggia davanti mentre il francese è privo di sensi. Irridente. Quasi a fomentare le critiche della stampa transalpina che lo dipingeranno come un novello nazista.
E così le emozioni si susseguono impetuose. Con il destino che si diverte a rivoltarsi quando tutto sembra deciso. Perché dopo che i tempi regolamentari si chiudono 1-1 con una traversa di Amoros, la Francia passa in vantaggio di 2 gol nei supplementari.
Ma la sua natura leggiadra non gli permette di infierire. E allora risorge preponderante la potenza tedesca che fa entrare Rummenigge. Subito in gol. Ad aggiungere polpacci alla vigoria fisica. E con una rovesciata di Fisher, la Germania pareggia.
E così per la prima volta nella storia dei Mondiali si va ai rigori. E qui l’errore di Stielike. Il suo pianto. Ma la Germania si rialza ancora e ad oltranza vince col rigore di Hrubesch.