Tutti sgomitano attorno a te. I compagni, gli avversari. Tutti che strattonano. Che minacciano. Tutti a manifestare la propria brutale mascolinità.
Ma tu imperturbabile non cedi. Mantieni la tua correttezza. Sempre ligio alle regole. Senza mai farti travolgere dal caos che c’è intorno a te. Come riuscissi ad isolarti dal mondo. E a mostrare la tua fiera onestà.
Gaetano Scirea era giocatore correttissimo. Mai espulso nella sua lunga vita calcistica. Perché lui conosceva l’arte dell’anticipo.
Semplicemente vedeva prima l’azione. Per intelligenza e sapienza calcistica. Senza la necessità dello scontro brutale. E quando l’attaccante immaginava già di involarsi verso la porta, dal nulla compariva lui a frapporsi sulla linea di passaggio.
E poi con eleganza regale saliva a testa alta. Senza mai guardare il pallone tra i piedi. Sapendo che era custodito tra le sue stringhe. E si proponeva come un centrocampista. A creare superiorità dal nulla. Quasi sommessamente lo trovavi nell’area avversaria. Come nel gol di Tardelli nella finale di Madrid.
Circondato da difensori arcigni, lui svettava per classe ed eleganza. Ché anche i difensori hanno i piedi buoni. Soprattutto se sei libero e ti affidano il principio dell’azione. E mentre i tuoi compagni sono impegnati nel sentire il battito e il fremito degli avversari, tu veleggi dietro di loro. Quasi in punta di piedi. Leggero.
Con quella fascia da capitano, quasi dono di natura. Ad esercitare una leadership silenziosa. Con la forza della calma. Della rettitudine. Senza discorsi trionfali o esibizioni di forza. Solo con il valore dell’esempio. Di chi emerge per correttezza e intelligenza.
Quella intelligenza che avrebbe potuto esibire anche in panchina. Forse. Se un incidente stradale non lo avesse portato via. Troppo giovane. Consegnandolo al tempo del mito.
Record: 78 presenze in Nazionale 2 gol