Mes que un club. Campeggia in tribuna. Perché il Barça non è una squadra di calcio. Ma rappresenta un popolo. Quello catalano. Che ha una lingua e una cultura.
Orgoglio di una nazione. Che porta la sua bandiera fiera per il mondo. I colori blaugrana insieme alle strisce giallorosse della Catalogna. Un’identificazione assoluta.
E chi arriva qui si innamora di questa terra. Anche i grandi campioni. E diventa anche lui parte di questo popolo. Che assiepa i tre anelli. Che sembrano venir giù quando gioca il Barça.
Un’identità forte anche nel gioco. Con quella idea di possesso palla che come un marchio condiziona i giocatori. Ché la palla deve sempre correre sotto i loro tacchetti. Perché il gioco è una creatura che va plasmata con piedi buoni e cervello lucido.
Così di qui sono passati i più grandi. Al servizio di un’idea. E con quell’idea sono cresciuti e si sono incarnati. Dai Suarez ai Cruijff, da Maradona a Ronaldo, da Romario a Messi.
Perché queste tribune conoscono un calcio poetico. Fatto di tocco ed estro. Una visione estetica che diventa boato di goduria quando viene rinnovato il miracolo del bel gioco.
È attualmente lo stadio più grande d’Europa. Sempre pieno di un pubblico che è anche socio del club. Parte integrante di un progetto sempre vivo.