Muscoli che bucano il terreno al loro incedere. Zolle che volano sotto gli scarpini. Polpacci della durezza del granito ad imprimere potenza alla loro corsa.
E quello sguardo freddo e serioso da far venire timore alla sola comparsa. Ché ti tieni ben lontano da quella fascia: la loro casa.
Una corsia solcata dal movimento incessante. Dal continuo proporsi. Dal far da muro e barriera agli attaccanti. Con la potenza e l’esperienza.
Briegel e Brehme. Due terzini giunti dalla Germania.
Briegel con la fama di giocatore duro e glaciale. Ed un fisico robotico. Da renderlo quasi un automa nei movimenti.
Brehme più tecnico. Sempre pronto a seguire l’azione. E con una precisione chirurgica nei cross. Da invitare il centravanti a schiacciarla di testa.
Defilati dal centro del campo. A seguire l’azione talvolta nascosti. Per poi partire d’improvviso come atleti solitari. E cercare con lo sguardo chi come un condor presidia l’area. Alla ricerca della preda.
Tante partite in nazionale, tanti campionati in Italia. Lasciando il marchio col loro martellare. Nella corsa e nei contrasti.
Non la tecnica del fantasista, né l’intuizione del centravanti. Ma velocità e costanza. Unite a quella tensione a non accettare mai la sconfitta che è tanto di casa in Germania.
E può anche capitare, come con Brehme, che da quella fascia si arrivi sul dischetto del rigore. A decidere un mondiale.