Il senso della misura. La pacatezza con cui descriveva la partita. Stando attento sempre alle parole. A non sovrapporsi allo spettacolo. Accompagnando l’occhio dello spettatore.
Senza mai favoleggiare. O tessere racconti superflui. Ché il cronista deve fare un passo indietro rispetto al campo. E non sommergere il pubblico di opinioni.
Non una voce stentorea né l’uso di slanci emotivi. Ma una dizione calma. Quasi rassicurante. Che ti accompagnava dolcemente. E ti faceva sentire a casa.
Protagonista di una telecronaca antica. Quasi didascalica. Sottolineanco i nomi dei calciatori. E cercando sempre l’asciuttezza. Con quel distacco che lo rendeva obiettivo.
Colto e poliglotta, Martellini ha rappresentato un modello di telecronista. Con il suo eloquio secco e calibrato.
Ma un giorno anche lui si è lasciato andare all’emozione.