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IL FOGGIA DI ZEMAN 1991-1992

IL FOGGIA DI ZEMAN 1991-1992

Tutta quella fatica a scalare i gradoni dello Zaccheria. Su e giù. Come manovali nel cantiere.
E quelle ripetute che non finiscono mai. Ché i muscoli chiedono pietà. Così duri dalla troppa tensione.

E la sera a smaltire la tensione accumulata. Ché non si riesce neanche a dormire perchè tutto duole. Anche le punte delle dita. Tanto da pensare che mai si tornerà alla forma di un tempo. Con un fisico ormai provato da metodi sovietici.


E poi dopo un po’ le gambe cominciano a girare. E i muscoli a pompare. E l’energia, che si pensava persa, ritorna. Perché tutta quella fatica e quel dolore si sono trasformate in corse sulla fascia e scatti improvvisi.

Perché Zeman porta il rigore dell’est Europa. Insieme alla fantasia di un latino. E lo spirito rivoluzionario di chi guarda oltre il già detto e il già fatto.

Un 4-3-3 che è una firma. Un marchio che terremota la Serie A. Perchè nella terra dei difensori, il Foggia attacca. Con tutti i calciatori. Con i terzini che salgono contemporaneamente. Con i centrocampisti che si inseriscono. E con i meravigliosi tagli degli attaccanti.

Con quel tridente  che compone figure geometriche nel muoversi. Tagli che descrivono diagonali profonde a confondere difese poco abituate a quel movimento. Signori-Baiano-Rambaudi. Quasi una preghiera da citare a memoria. A spaventare gli stopper che cercano un centravanti da marcare.

Quell’anno il campionato guarda sbigottito ad una eresia. Che segna tanto e subisce tanto. In casa come in trasferta. Quasi indifferente al risultato. Ma mossa da una propensione ad offendere. Che da strategia diventa una filosofia. Un inno ludico.  Smontando vecchi luoghi comuni calcistici.

E come ogni rivoluzione, radicale nelle scelte. Senza mai compromessi. Da diventare  un suicidio calcistico talvolta.

Come la vita vissuta al massimo, come l’esistenza consegnata all’estetica, il Foggia dei miracoli è stato un elogio del gioco. Tanto da prendere un nome da parco divertimenti: Zemanlandia la chiamavano. Per il più radicale e folle degli esperimenti calcistici.