È domenica. Ti alzi la mattina presto. Ché l’ansia già cresce. E sale impetuosa. Finché arriva al cuore che comincia a ticchettare furioso. Perché oggi c’è la partita. Si va allo stadio.
E la tua mente va sempre lì. Agli amici con cui andrai. Ai preparativi. Ai sogni di vittoria. A come esulterai dopo il gol.
E così, arrivata l’ora, raccogli la sciarpa e la bandiera. Quelle che portano bene. Che usi da trent’anni. E che ti accompagnano da quando sei bambino.
E si fa la macchinata. Con la sciarpa sul cruscotto e la prima birra che si stappa. E il clacson a strombazzare. Ché incontenibile è il tuo fervore.
Allo stadio la coda ai tornelli. Ad assaporare l’attesa. A prefigurare ciò che sarà. Con gli sfottò con gli amici.
E una volta entrati, il verde del prato. E quel boato che piano piano diventa più forte. E ti avvolge.
Manca un’ora alla partita. E tu cominci ad agitare il tuo bandierone. Quasi ad esorcizzare la tensione. Per colmare quel tempo sospeso.
Sta per cominciare. E senti i brividi che ti accarezzano la pelle. Che si risolvono in una lacrima fugace.
Perché non sai descrivere cosa ti leghi a tutto questo.
Se non un inspiegabile e cieco amore.