Hai 14 anni e giochi a pallone. In una squadra importante. Nelle giovanili. E sei così contento di indossare quella maglia. Quando torni a casa te la guardi come fosse un gioiello prezioso. Attento a non sgualcirla.
E il sabato il mister ti dice che farai il raccattapalle. Tu che qualche anno prima giochicchiavi nel cortile di casa tua. Insieme agli amici del quartiere.
Così la domenica vai in uno stadio. Uno vero. E quando stai per entrare senti il boato del pubblico. Che un po’ ti intimorisce. Come fosse un mostro da affrontare. E poi, quando sei dentro, vedi tutta quella gente, quei colori. E quasi ti scendono le lacrime.
Così cominci a palleggiare con i compagni sul prato verde. Ché quasi inizi a sognare. Di te adulto che segni mentre lo stadio ti acclama. E nel frattempo stai attento a trattare con finezza la palla. Con tutta quella gente che ti guarda.
E poi scorgi tutti i tuoi idoli passare. Quelli che hai visto in televisione. E li guardi inebetito. Come si guarda ad un miraggio.
La partita è iniziata. E te ne stai dietro i cartelloni pubblicitari. A seguire le traiettorie del pallone. Ma adesso la palla sta arrivando verso di te. E ti tremano le mani perché tutti quegli occhi saranno su di te. La raccogli veloce e la porgi al giocatore. E ti accorgi del cuore che batte all’impazzata. Per l’emozione.