Arrivi dalla pianura. Dove tutto è uguale a se stesso. Infinite distese di terra dai colori pastello. E giungi qui. E vedi il mare che si congiunge col cielo. E l’orizzonte che non è mai stato così aperto. A spalancare i tuoi sensi. E ti sembra di respirare quell’idea di infinito.
Stretta tra le colline e il mare sorge Genova. Così stretta che i palazzi sembrano adagiarsi l’uno sull’altro. E le strade a fatica si fanno largo tra le costruzioni. Strade così anguste che i raggi del sole fanno fatica ad illuminare vicoli e facciate.
E in questo cunicolo, tra palazzi popolari, si erge lo stadio. Il “Luigi Ferraris”. E quasi lo confondi con le altre costruzioni, tanto ha dovuto con fatica conquistarsi il suo spazio in questo edificare confuso. Ché non ti pare uno stadio. Perché non c’è uno spazio che ne evidenzi la presenza. Ma coabita col quartiere. Marassi. Tanto che si continua a chiamare tra la gente come il rione che lo ospita. Lo Stadio Marassi.
Il più antico d’Italia. 1911 l’inaugurazione. Nato per celebrare la più antica società del Paese. Il Genoa. Dentro un galoppatoio. E al tempo rivaleggiava con la Cajenna. Lo stadio della Andrea Doria. Divisi solo da una palizzata. Ad inscenare teatralmente la lotta per la supremazia cittadina.
Quando poi la Cajenna fu dichiarata inagibile, il Genoa acquistò il terreno. Per far nascere la Gradinata Nord. Dando una casa alla tifoseria rossoblu. E così chiamarlo “Ferraris”. In onore di quella squadra che ha dato un volto al calcio nazionale. Ricordando uno dei pionieri di questo sport.
Nel 1946 divenne anche la casa della Sampdoria. Nata in quell’anno dalla fusione di due squadre. A dividere città e stadio. Che si fronteggiano dalle due gradinate. Nord e Sud. A rappresentare un derby passionale. Che trascende il mondo calcistico per diventare vita tra i caruggi e i palazzi.
Poi nel 1990 l’antico Marassi si rimise a nuovo. Per il più importante dei gala. Il mondiale. Ad assumere la struttura geometrica attuale. Che ricorda gli stadi inglesi. Forse ad onorare chi aveva introdotto la pedata in città.
Appena in tempo per celebrare lo scudetto blucerchiato. L’ultimo della città.