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CORRADO FERLAINO

CORRADO FERLAINO

Porterò a Napoli il giocatore più forte del mondo. Così finalmente vinceremo qualcosa. Sedendo vicino a Boniperti senza alcun complesso d’inferiorità. Perché, anche qui, sappiamo costruire qualcosa. E pensare in grande con l’audacia dei più ambiziosi.

Corrado Ferlaino era uomo ambizioso. Che ha voluto sfidare la secolare indolenza meridionale. A cullarsi nella propria autocommiserazione. Lui ha voluto fare. Creare. E cercare di sovvertire le tradizionali gerarchie del calcio italiano. E non solo di quello. A tentare di capovolgere lo stivale.

Con una mano al portafoglio e un’altra a indicare un orizzonte glorioso. Determinando una rapporto conflittuale con il popolo napoletano. Capace di  grande sortite di mercato e di deludenti cessioni. Con i grandi colpi. Richiamando campioni che animavano la piazza. Da Savoldi a Kroll. Ché basta poco per eccitare una città che ha tanta voglia di rivalsa.

E trascinato dunque da questa passionalità quasi scriteriata. Che passa dall’esaltazione romantica al pessimismo più nero. E lui lì a cercare di mantenere un equilibrio  con un garbo borbonico. Quasi di aristocratico che guarda dalla finestra in collina i bassi. E si sente parte di quella città. Mantenendo però una distanza. Come di chi è nato per guidare, condurre.

E poi il sogno che si fa tangibile. Con l’acquisto del più grande. 13 miliardi barcamenandosi tra banche e politica. E finalmente Napoli che diventa centro del mondo. Perché tutto il mondo guarda al San Paolo. Lo stadio dove le magie si realizzano. Dove il calcio si fa arte. Dove il genio improvvisa. Con un popolo che trascina.

Fino allo scudetto che a queste latitudini ha un significato diverso. Perché odora di festa. Di follia collettiva. Di anni di attesa sempre disillusa.  E di lì un rapporto difficile col genio bizzoso. Con ritiri mai frequentati e allenamenti boicottati. E uno scambio polemico fatto di battute  salaci e risposte sul filo dell’ironia. Ad inscenare la più classica delle sceneggiate.

Dopo l’ubriacatura c’è stato il declino come la più classica delle curve. Trascinando la società in difficoltà finanziarie.

Ma a lui il merito di aver portato Napoli al centro del pallone. Calcio Graffiti