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ITALIA-BRASILE 3-2 MONDIALI 1982

ITALIA-BRASILE 3-2 MONDIALI 1982

Capita che la fantasia si scontri con il pragmatismo. Che l’orizzontalità si confronti con la verticalità. Che la danza sbatta contro la marcia.

Due visioni del mondo. Due modi di vedere la vita.

Un calcio, quello carioca, che prende la forma dell’arte. Che non si esaurisce sul campo di gioco. Che fa del tocco e della ricerca estetica un fine assoluto. Come un ballo ossessivo che cerca in se stesso il proprio fondamento. Alla costante ricerca della bellezza. Anche a costo del risultato. Ché il divertimento è il vero fine di questo continuo vorticare.

Dall’altra il pragmatismo di chi crede che il gruppo sia più importante dei singoli. Ché bisogna tenersi stretti e fare muro. Insieme. Perché la vera identità sta nel sentirsi un gruppo. E sacrificarsi per gli altri è il più grande dei doni. Difendersi tutti insieme e poi ripartire tutti insieme. Alla ricerca dell’occasione giusta. Di quel momento che è l’apoteosi del gioco. Quando la palla varca la linea di porta e il cuore vuole uscire dal corpo per il troppo palpitare.

Così vedi il Brasile palleggiare . Descrivendo linee orizzontali. Quasi innamorandosi narcisisticamente del proprio tocco. A specchiarsi nella propria vanità. Ad accarezzare il pallone come fosse un gatto che fa le fusa.

Mentre l’Italia attende e di verticalità ferisce. Con improvvisi cambi di fronte e repentine penetrazioni. Approfittando dei varchi che il vaneggiare degli altri concede.

E così succede che in questo scontro, il Brasile non speculi. Ma continui ossessivo a spingere. A costruire. Ad inventare. Quando basterebbe un pareggio.

Continua in questa danza furibonda. Perché non conosce l’arte dell’arrangiarsi. La filosofia della convenienza.

La bellezza vien prima dei trofei.

Ma dall’altra parte c’è chi, avvezzo alle cose della vita, guarda sornione a questo adorarsi. E aspetta. Paziente. E poi punta diretto la porta e segna 3 volte.

In particolare, un piccolo uomo di Prato di nome Paolo Rossi. Che dell’opportunismo ha fatto bandiera. Che vive alle spalle delle difese, attendendo una palla che vaga in area. Un rimpallo. Un’indecisione di difensori che forse sognavano di fare gli attaccanti.

E così, in quel giorno di Luglio a Barcellona, il pragmatismo batte la fantasia. L’arte di saper cogliere l’opportunità vince sulla bellezza della danza. Calcio Graffiti