Chi oggi, pensando ai bad boys del calcio, cita Cassano e Balotelli, non ha mai conosciuto Paul Gascoigne anche detto Gazza.
Nato nel 1967 da famiglia proletaria a Gateshead in Inghilterra, già da bambino sviluppa disturbi dati da una vita molto instabile. E l’instabilità la mostrerà sempre, nella vita e nel campo da calcio, con un comportamento che, bonariamente, si potrebbe definire istintivo.
Spontaneo sul campo verde dove manifesta una genialità anarchica con dribbling improvvisi, aperture imprevedibili, palonetti non preventivabili. Come se il cervello fosse nei piedi, come non ci fossero filtri tra volontà e azione.
E lo stesso spontaneismo autodistruttivo lo mette davanti ad una pinta di birra, ad un cheeseburger, o una donna in minigonna. Nessun filtro razionale, solo una vorace voglia di consumare e distruggere tutto ciò che la sua vista gli mette a disposizione.
Arrivato alla Lazio nell’estate del 1992, mostra solo a sprazzi l’enorme talento anche perché vittima di un infortunio gravissimo per uno scontro con Nesta in allenamento che lo tiene fermo per più di un anno.
Record: 47 presenze in A 7 gol
L’anedottica su di lui si spreca, dalle liti, alle goliardate nello spogliatoio, alle memorabili ubriacate.
Ma a noi piace ricordare la lite con la cantante Nelly Furtado. Malfermo sulle gambe dopo essersi scolato l’impossibile, Gazza si avvicina al tavolo della cantante gridando con voce strascicata “Chi cazzo è questa Nelly Furtado?”, crollando un secondo dopo sul tavolo e rompendo tutti i bicchieri tra l’ira della pop-star.
Gascoigne siamo noi nelle nostre serate peggiori; per questo gli vogliamo bene.