Tu non sei uguale agli altri. Tu sei diverso. E se qualcuno ti dice che ti devi conformare alla massa, tu ti rifiuti. Perché sei un uomo libero tu. E nessuno ti può dire cosa fare.
Gigi Meroni era così. Uomo libero. In un mondo, quello del calcio, che si comporta come una caserma, lui si chiama fuori. Non marcia insieme agli altri.
Così lo vedi vestito da beat con baffi e basettoni. Con abiti che ricordano la ribellione giovanile al conformismo borghese. E quella vita così lontana dalle convenzioni. Con quella convivenza con una donna sposata che segnava uno scandalo in quegli anni. Lui spinto dalla passione. Restio a seguire le gabbie della società. Ché il mondo lì fuori sta cambiando.
Con quello spirito naif così lontano dalle regole imposte. Con l’hobby della pittura ad evidenziare la sua natura d’artista.
E artista era in campo. Con quella leggerezza di “farfalla”. Quasi sollevato in aria. A qualche centimetro da terra. A inventare calcio con improvvisi cambi di direzione che sfiorano appena il terreno. Mentre gli altri, pesanti, cercano di seguire le sue evoluzioni. Ma non si può rincorrere chi con le ali si libra e ti lascia impotente ad osservare il volo.
Così fuori dagli schemi da interpretare lo spirito dei tempi che stavano arrivando. A guardare oltre. E per questo amato dai tifosi che vedevano in lui l’eccentricità del genio. In cui vita e calcio si confondevano. Una vita e un calcio dominato dalla fantasia. Dalla libertà di azione. Dalla voglia di creare.
Le ali della “farfalla” sono state spezzate troppo presto. 24 anni appena. Tanto che il suo ricordo rimane intatto. A preservare la memoria di un uomo libero. La libertà della gioventù. Calcio Graffiti
Record: 103 presenze nel Torino 22 gol