Le gambe che quasi gli arrivavano alla testa tanto era ampia la sua falcata.
Avete presente quando, dopo una lunga corsa in salita, trovate una discesa rapida? Le gambe van da sole, muovendosi sciolte senza più il controllo volontario del cervello. Semplicemente vanno.
Così era Tino Asprilla. Correva libero per il campo, inciampando talvolta in una palla che portava con sé, fino alla porta avversaria.
Quasi per giocarci su come compagna di gioco nel suo incedere libero.
E il suo incedere era quasi disarticolato. Tanto da confondere gli avversari che non capivano mai dove sarebbe andato quel corpo dinoccolato. Gambe molto più lunghe rispetto al busto. Gambe che vivevano di vita propria. Che fervevano per la voglia di macinare chilometri. Come un cavallo selvaggio tra gli altipiani della Sardegna. La felicità del corpo in movimento. Libero.
E poi mai banale con la palla al piede. Perché la libertà è la libertà di pensiero e azione. E allora non sapevi mai se avrebbe tirato da fuori, ti avrebbe puntato o temporeggiato per dar sollievo alla sua incessabile corsa.
E come regola non scritta l’estro porta con sé inevitabilmente la sregolatezza. E allora allenamenti saltati, storie con pornostar, vetri rotti con i piedi e mitragliate contro le forze dell’ordine.
Una volta arrivò in fortissimo ritardo per la partita Newcastle Barcellona, dopo che si era scatenata una caccia all’uomo per ritrovarlo. Gioca e segna 3 gol. Alla fine della partita, con anima candida, giustificherà il ritardo dicendo: “Ero a fare sesso con una delle mie fidanzate inglesi”.
Tino Asprilla era così; puro e selvaggio come chi ama avidamente la vita. Calcio Graffiti
Record: 96 presenze in Serie A 26 gol.